Gheddafi è solo una maschera, il tiranno perfetto contro cui scatenare i
media, quindi l’opinione pubblica e infine i Tornado.
Berlusconi? Non conta niente, ha subito una
guerra che non voleva, come del resto la manovra finanziaria “lacrime e sangue”. E gli alleati europei? Idem: nonostante le apparenze, la battaglia di Tripoli è contro di loro, innanzitutto: concepita per metterli nei guai. E persino «il povero Obama» ha dovuto abbozzare. Perché a decidere di trasformare la
Libia in un inferno come l’Iraq è stato il super-potere di Wall Street. Con un obiettivo evidente: fermare l’avanzata della Cina. «Non è nemmeno questione di petrolio», dice
Giulietto Chiesaall’“
Espresso”: «Tra 5-10 anni non ci sarà più posto per
Usa e Cina insieme: o troveranno un accordo, o sarà
guerra mondiale».
«Tutto quello che vi dicono sulla
guerra in
Libia è falso»: intervistato da Fabio Chiusi,
Giulietto Chiesa teme che la “
guerra sporca” in
Libia prepari un
futuro di tipo iracheno per il Nord Africa, e preluda a un conflitto mondiale. «La conclusione è chiara: c’è una tale disparità di forze sul terreno – non tra i ribelli e Gheddafi, ma tra la Nato e Gheddafi – che non ci può essere altro esito che una demolizione dell’attuale stato libico: demolizione che però non finirà la
guerra». Uscito di scena il Colonnello – una volta ucciso o divenuto “fantasma” come Saddam prima della cattura – le forze lealiste radicate a Tripoli e Sirte potrebbero resistere a lungo, verso una
crisi endemica: «La conclusione militare è certa, la conclusione del conflitto no». Come in Iraq: «Esperti come Angelo Del Boca hanno la stessa idea: perché la divisione del Paese è stata artificiale, organizzata, stimolata».
Nessun moto spontanea di ribellione della popolazione, nessun anelito democratico negli insorti? «Non c’è nessuna vocazione alla
democrazia in nessuna di queste rivolte: le vocazioni democratiche sono risultate assolutamente minoritarie sia un Tunisia, sia in Egitto sia tanto più in
Libia, dove la
guerra è stata programmata con largo anticipo dalle forze occidentali. Questa descrizione dell’anelito dei popoli arabi alla
democrazia occidentale è una delle falsificazioni più clamorose che siano state inventate nell’epoca moderna». E cosa li ha spinti, allora? Chiesa indica una «rivoluzione demografica di proporzioni gigantesche, negli ultimi 25 anni»: a differenza dei loro padri, i giovani arabi «vedono le tivù dell’Occidente, fanno i confronti, capiscono che i beni ai quali vorrebbero e potrebbero
accedere non sono disponibili per loro e si rivoltano: è una specie di modello Albania su larga scala». Minoritaria la spinta verso un sistema democratico organico: in Egitto prevale il ritorno ai valori tradizionali.
Giulietto Chiesa insiste: la campagna contro Gheddafi era stata anticipata da francesi e inglesi su un sito militare, inoltre era noto che in Cirenaica ci fossero gruppi armati paracadutati dai servizi segreti americani e britannici. Terzo: si sapeva benissimo che esisteva un governo provvisorio rappresentante la Cirenaica a Londra. Composto da persone legate all’intelligence
Usa e a fondazioni americane. «A un certo punto si è deciso evidentemente che bisognava modificare gli equilibri all’interno del Nord Africa». Perché adesso? «Perché l’Africa sta diventando il grande terreno del confronto, per ora non militare ma economico, con la Cina. La Cina sta conquistando l’Africa con forme economiche e finanziarie di grande portata. L’Africa è il terreno su cui la Cina dovrà costruire una parte rilevante del suo sviluppo e del sostentamento del suo sviluppo, alimentare ed energetico».
Tecnicamente, l’orizzonte – neppure troppo remoto – è quello di una Terza
Guerra Mondiale. «Certamente, questo è l’avvio di uno scontro inevitabile», insiste
Giulietto Chiesa: «Da qui a 5-10 anni al massimo non ci sarà più spazio per noi, l’Occidente, e per loro, cioè la Cina, su questo pianeta. E allora si porrà il problema: se, come dichiararono sia Reagan, che Clinton e Bush figlio e padre, il tenore di vita del popolo americano non è negoziabile, allora è la
guerra. Oppure ci si rivolgerà in un’altra forma di cooperazione internazionale, ma di cui non vedo il minimo segno, ci si metterà d’accordo per una gestione unitaria delle risorse disponibili che non sono infinite ma
finite». Una forma di decrescita: «Sostanzialmente sì, è evidente. La crescita non è più possibile. I prossimi 10 anni saranno di recessione dell’Occidente e di crescita di Cina, India, Brasile».
E chi dichiarerà
guerra in questo ipotetico conflitto mondiale? «Gli Stati Uniti, sicuramente. La Cina non ha l’egemonia né culturale né artistica degli
Usa». Pechino potrà dominare attraverso la sua presenza economica, ma non sarà sufficiente né per trascinare, né per convincere, né per diventare particolarmente attraente o seduttiva. «Solo chi è il più armato di tutti può decidere le sorti di questo conflitto imminente. Cioè gli Stati Uniti». Che però, sottolinea “L’Espresso”, in
Libia sono rimasti nelle retrovie rispetto a Francia e Inghilterra. Vero: «Hanno agito nelle retrovie e sono stati molto intelligenti. Perché hanno usato alcuni dei problemi dell’
Europa. In questo momento l’attacco è contro l’
Europa. Se c’è qualcuno che doveva sputtanarsi erano gli europei. Così come stanno cercando di demolire l’
Europa e l’euro per metterlo al servizio del dollaro, avevano bisogno anche di compromettere l’
Europa in una operazione di più vasto respiro».
Di chi parla,
Giulietto Chiesa? «Dei circoli che contano e hanno il potere negli
Usa, e cioè i banchieri che si riuniscono a Wall Street una volta al mese per decidere i destini dell’Occidente. Non certo il povero Obama». Per Chiesa «non c’è nessuna
democrazia in Occidente, non esiste più. Esiste un simulacro di
democrazia attraverso il quale noi pensiamo di incidere sui destini del pianeta. In realtà la gente né in
Europa né negli
Usa conta nulla, contano loro e decidono loro. La
crisi europea in questo momento è stata decisa da loro, da questo gruppo. Una oligarchia ristrettissima di uomini possenti, i cui limiti intellettuali sono evidenti ma di cui è altrettanto evidente l’assenza di limiti nelle loro ambizioni e nel loro egoismo. Sono
quelli come Warren Buffet, i grandi potenti del pianeta. Che hanno in mano tutto».
Venendo all’Italia:
Berlusconi avrebbe potuto o dovuto comportarsi diversamente? No, perché in questo gioco non conta nulla: «L’ha detto lui stesso: “Mi hanno dettato loro cosa fare”. Non voleva fare la
guerracon la
Libia, per ragioni sue personali, e gli hanno fatto fare la
guerra. Non voleva in nessun modo adottare le misure europee e gliele hanno fatte adottare». Forse avrebbe potuto limitare i danni, ma «non aveva margini di manovra». Anche l’Italia comunque è stata facilitata, nel “salvare la faccia”, dalla risoluzione 1973 dell’Onu, che secondo Chiesa «ha cancellato lo statuto delle Nazioni Unite, che dice che un intervento dall’esterno è ammissibile solo se un paese minaccia la pace internazionale con le sue azioni. Ma Gheddafi non lo stava facendo, in quel momento; da tempo si era messo in linea con gli interessi dell’Occidente. Perché allora si è deciso che il suo regime non andava bene?».
L’attacco è stato motivato dall’urgenza umanitaria, ricorda “L’Espresso”: il Colonnello stava minacciando il bagno di sangue contro gli insorti. «Tutto questo è già stato dimostrato come falso», replica
Giulietto Chiesa. «I 10.000 morti non c’erano e nessuno li ha mai visti, le fosse comuni lo stesso, i bombardamenti sui cortei della popolazione non c’erano. Ho lavorato su tutte le fonti disponibili e non ho trovato una sola immagine, una sola notizia attendibile. La notizia è stata data da “Al Jazeera”, ma era palesemente non credibile nel momento in cui è stata data. Perché dopo due giorni dall’inizio delle rivolte qualcuno doveva aver contato i 10.000 morti, e io vorrei sapere come si fa». Tutto falso? «Il fatto è che noi siamo in mano a un
mainstream
media che racconta le balle che gli vengono presentate da qualche fonte normalmente organizzata dai servizi d’influenza».
Giulietto Chiesa non li chiama neppure servizi segreti: «Sono loro che producono notizie false: tutta questa ultima fase della battaglia è interamente falsa, perché abbiamo i testimoni là che ce lo raccontano. Non sono quelli che appaiono sui mainstream». Forze speciali paracadutate, ribelli appoggiati anche sul terreno in modo pesante, anche se i miliziani di Bengasi «contano come il tre di picche». Non sono stati loro a gestire la rivolta e non saranno loro a dirigere il dopo-Gheddafi: «Tutta questa storia è stata pompata, come con l’Iraq, perché prima si organizza la spinta di massa dell’opinione pubblica per accettare la
guerra. E poi si fa la
guerra: quando l’opinione pubblica ha ceduto». Parla per tutti il precedente vergognoso dell’Iraq: tutti i
media pronti a “credere” alla menzogna delle armi di Saddam.
«Io l’ho detto dall’inizio», insiste
Giulietto Chiesa, autore del bestseller “La
guerra infinita” e del film “Zero” sulle montature della “
guerra al terrorismo” attorno alla strage dell’11 Settembre. «Il mainstream agisce all’unisono per la semplice ragione che è interamente nelle mani di coloro che organizzano la
guerra». Così, la gran parte dei giornalisti «non fa il suo mestiere e racconta le bugie che gli sono inviate sottobanco». Giornalisti, come dire, “poco attrezzati” per cercare di capire – e raccontare – quello che sta
davvero accadendo in
Libia. L’ennesima
guerra per il petrolio? «No, quello lo prendevano lo stesso. Il problema è che
Libia e Siria, oltre alla Giordania a dire il vero, sono gli unici due paesi del Mediterraneo che non erano ancora integrati nel sistema militare di difesa della Nato», dice Chiesa.
Una spiegazione geopolitica: per niente rassicurante. «Con la caduta di Gheddafi, la
Libia entrerà nel regime di difesa militare della Nato, estendendolo a tutto il Nord Africa. L’obiettivo è di unificare sotto un unico comando militare non solo l’
Europa ma anche il Nord Africa. Un’operazione di lunga prospettiva, molto strategica», vista soprattutto la
crisi che attanaglia l’economia occidentale di fronte allo spettro della recessione. Il grande obiettivo? La Cina. Che va fermata sul Mediterraneo, prima che si prenda tutta l’Africa come sterminato serbatoio di risorse vitali per la propria tumultuosa crescita. E quindi, la parola passa alle armi: cioè alla Nato, che fa valere la sua attuale supremazia. Prossima mossa, la Siria? «Sì. Oppure l’Iran, ma quella è un’altra variante. Che emergerà solo quando la
crisi sarà più acuta».